CACTUS SANCTUS

La foglia spezzata del cactus mi aveva dissetato appieno con la
sua prelibata bevanda, a tal punto che proprio all’ombra della
salutare pianta mi accovacciai…ahi! …Una sua spina pungente
mi fece gemente e invocante: che demente! …Un po’ di
prudenza magari no, neh!
Corone di spine attorno al suo tronco e tra le sue foglie, come
non accorgersene che mi erano così vicine, stringenti, e pungenti
la mia duna posteriore? Le corone di spine me le aspettavo sul
capo, e non sul retro! Già, ma non devo mai seguire la logica,
nel deserto! Ecco quello che sto imparando, e a partire dal basso.
Stacca la spina, vai nel deserto! Ora significa: staccati la spina,
e rientra nel deserto!
Il deserto trafigge l’anima e il corpo, è altamente morale e allo
stesso tempo viscerale. E in questo equilibrio sta l’ago della
bilancia: proprio quella spina nel retro di me, che mi incarna
casomai andassi troppo in alto e si incarna per farmi sedere
(sedere!); ma allo stesso tempo mi fa innalzare una invocazione/
imprecazione al cielo, con gli occhi rivolti lassù a mo’
di stato di trance. Un’agopuntura equilibrante, che detta in
una sola parola potrei definire: la “sanctuscactussità”: la vera
e concreta forma di santità insegnata da un cactus a tutti gli
uomini che gli hanno messo il sedere troppo vicino e la testa
troppo tra le nuvole.
E adesso, in piedi davanti al cactus, mentre mi gratto il sedere
punto al punto giusto, secondo l’ottica del cactus, e ingiusto
secondo la mia svista, mi vedo riflesso in esso, in questa pianta,
che è la mia immagine, del mio carattere spinoso, pieno di
aghi di difesa e di offesa, ergendomi a paladino di…già, di
che cosa, mi direbbe il cactus? Non vedi che è tutto deserto
quello che vuoi difendere e dal quale ti vuoi difendere? Tutto
è sabbia! Gratis!
“Gratis ti dissetai, gratis ti punsi, gratis ti riflettesti in me, granello
di umanità che sei!
E adesso, dimmi: quanti sono i granelli di sabbia che puoi contare
qui, sulle spine...?”
“Infiniti!” Risposi io prontamente. Ma lui sorrise: “Macaco!
Quando la mia spina ti penetrò, quanti ne hai visti in quel momento?”...
Rimasi in sacro silenzio, davanti a quel cactussantus
che ora assumeva le parvenze di un Buddha illuminato ma anche
un po’ incacsatus per dovermi illuminare in quel deserto che
a lui appariva già tutto in equilibrio. “Lo sai quanti?... UNO!
Nel momento della mia penetrazione in te, il dolore e l’amore
si sono fusi e tu hai visto tutte le spine del deserto in quella sola
unica, UNA, spina! E tutti i granelli delle dune sono riuniti in
un solo granello attraverso il quale hai visto in un attimo, in un
granello, quasi un atomo, tutto il mondo del deserto. E questo
è l’amore che si fa qui nel deserto!”
“GRAZIE, SANTITA’”…DEL CACTUS!

Commenti

Post popolari in questo blog

BIDE'

SUN