SLOGAN

Alma la palma si tratteneva il suo dattero, sculettando all’ingresso
dell’oasi e esibendo la sua magnificenza ai quattro venti;
da quando è stata in città a trovare alcuni parenti, non sappiamo
che cosa si sia messa in mente; le avevano dato alla testa forse
quelle ragazze che si esibivano nei casinò? O forse no…
Sta di fatto che non è più la stessa, e non regala più niente a
nessuno, cosa che invece faceva prima. Invano le grida dal
basso la smuovono: “Dai, Alma, getta un dattero!” ripetono
ogni tanto coloro che da sempre gli sono stati amici. Ma le
invocazioni si attenuano sempre più, sia perché non c’è esaudimento,
ma soprattutto perché non c’è il riconoscimento di
quella amicizia che sembrava essere indelebile fino a poco
tempo prima.
Alma si era invaghita della città, aveva dato via la sua anima
per avere solo una cosa: la meità. Si, il fatto di avere la mia
dignità, la mia libertà, la mia autonomia, la mia Meità! Tutto
per me. L’avere il mio in tutto e per tutto, come si dice nella
città; è questa la meità.
E questa meità sgonfia l’anima e gonfia il corpo, svuota la
mente e la riempie di tutto ciò che mente, manda in emorragia
il cuore e lo rende arido, secco, svuotato del sangue della vita.
La meità della città è fatta di appartenenze appariscenti, luccicanti,
sfavillanti, accecanti.
E così, Alma non vede più né se stessa né attorno a sé; si illude
di avere trovato tutto nella città, ma si è persa totalmente in
essa. E così, è diventata come un’insegna pubblicitaria vivente,
ma non certo viva, vivace come era prima.
Nel deserto c’è sì la meità; ma non sta mai da sola. Avviene
sempre in uno scambio reciproco di amicizia, in equilibrio con
l’altra faccia della medaglia.
Nel deserto c’è la meità e la suità: la mia, e quella dell’altro;
che si scambiano, si fondono, si comunicano, dialogano, si arricchiscono
a vicenda, condividono, in simbiosi perfetta.
Potremmo dire che avviene così lo scambio, quando ci si incontra:
la sua meità diventa la mia suità: quello che è mio diventa
suo e quello che è suo diventa mio; e non si tratta tanto
dei beni materiali, ma soprattutto delle realtà invisibili che accrescono
l’amore, qui nel deserto, relazionandosi intimamente
e profondamente nell’anima.
Quell’anima che Alma ha dimenticato, viaggiando nella città
del corpo.
Gli è rimasto solo il dattero, che ancora tiene ben stretto, come
occasione per richiamarle alla mente che lei non è nata in città,
e che deve ora rinascere al deserto, se non vuole morire nelle
pene d’amore.

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