Benvenuto...
Un giorno andai nel deserto, e incontrai una capra, e le chiesi:
dove vai? E lei mi rispose: Vado all’inverso da dove vuoi andare
tu!. Stupefatto da quella risposta, guardai all’inverso, e
solo allora potei ammirare il panorama della capra del deserto,
del suo venire e del mio volerci andare. Cavolo! Esclamai… e
da qui si aprì la mente su capra e cavoli…
Tutto va d’amore e d’accordo finchè non ci sono cose da spartire
e da condividere. Amore e odio sono la coppia gemella della
capra e cavoli, mi dissi. E così fu. Rividi tutte le guerre della
storia in un baleno, e le religioni, tutte divise e che si dividevano,
e che dividevano, e poi tutte riunite come in una coppa
di macedonia, proprio perché tutte quante ridotte alla frutta. E
tutte le altre cose che ci frullano per la testa, tra partiti, partite,
e ripartizioni varie, tutte ridotte a frullati. Non c’è potere che
rimanga nel deserto: questo è un potente frullatore immobile,
come un dio ateo e che se ne frega di tutto e di tutti,sì, proprio
perché libero, e il solo capace di regalare la libertà. Non si
muove mai, ma appena ci entri, ti fa un gran casino che tutto
quello che hai e che sei è solo un fluido che potrebbe essere sostanza
proteica e allo stesso tempo scarica di diarrea. Dipende
solo da te, se ci vuoi fare l’amore, con questo miraggio.
Il pane diventa duro, il fresco scade, la scadenza ha un tempo,
il sogno finisce, ma solo il deserto ha il tocco del reale, del
vero fatto di nulla di fatto e di tutto quello che manca. Nel
deserto sei tutto nudo, sei tutto tu, niente più e niente meno di
quello che sei, che si assimila ora a quello che hai.
Ti viene incontro un cammello, e ti canta: cammina, camminna,
cammilla, cammella, cannella, cammommilla,… e ti addormenti
sulle sue gobbe, adagiandoti a triangolo racchiuso.
Altro che la principessa sul pisello, che non riusciva a dormire!
Qui nel deserto tutto tace e concilia il sonno, il russare e il
sognare; e puoi sempre, con un occhio al cielo, intravedere la
mappa delle stelle. E’ il preludio del fare l’amore; con chi, non
lo si sa ancora.
Un beduino e un babbuino insieme a un rabbino, a rappresentare
la trinità del deserto: il sapersi districare, il sapersi arrangiare,
il sapere dove andare. E così, tra il dire e il fare, ecco nel
deserto il mare: c’è niente da dire, c’è niente da fare, fai come
se fossi al mare: sotto il sole, abbronzati, goditi il non far nulla,
la stasi, il relax della sabbia, lo scavarsi le buche…una buca a
perdere.
Perdere tutto, a poco a poco, per uscire dal mondo della domanda
e dell’offerta, e entrare nell’universo del gratuito, del
dono, del poter dire grazie ogni momento che passi con un piede
in avanti nel deserto, e non sei ancora morto; e se la morte
la senti vicina, non è per la paura, ma per la sola coscienza che
si accresce ad ogni passo: la coscienza che la morte si appresta
a fare l’amore con te.
E l’attesa di questo piacere, è già in effetti un grande piacere.
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