BIBBE RON
C’è in atto un’invasione da parte di un esercito amico; sì, amico,
non nemico.
E’ un esercito senza stato, senza le solite armi; l’arma letale
che distruggerà pian piano tutte le negatività e che è affidata ai
suoi soldati è il latte: sì, proprio il latte.
E i suoi soldati non sono altro che una schiera di neonati, di
rinati e entrati dalla città in questo deserto.
E’ un’invasione pacifica ma efficace, e pur sempre vittoriosa,
nonostante le apparenze.
Il latte nutre i soldati e sfama con l’essenziale tutti quelli che
giacciono nelle tenebre e nell’ombra delle morti della città.
Hanno invaso il deserto, perché il latte è abbondante e trabocca
dai loro depositi, e soltanto qui non verrà versato invano.
Loro portano l’arma del latte, e le api del deserto escono dai
cespugli e dai loro alveari e portano loro il miele, tanto miele.
E la terra del deserto diventa lo stato di Lattemiele.
E a capo di esso sta lui: un neonato di nome Bibbe Ron.
Da quando l’invasione è avvenuta, tutto rinasce a vita nuova
e in modo nuovo; il deserto, che era già predisposto a questa
accoglienza, è stato riempito abbondantemente della sostanza
naturale e primaria per l’esistenza: latte.
Ma non è restato inerme a ricevere: ha contribuito con il miele
a dare ancor più vigore ed energia a quella schiera di bambini-
soldato che fanno strage di ciò che è vecchio e logoro nella
città, restituendo ad essa le caratteristiche del deserto, con le
quali la malinconia e la tristezza vanno via, e non regge più
ipocrisia, ma regna sempre più la serenità.
E ora Bibbe Ron festeggia la vittoria dei suoi e di noi con un
concerto.
Il primo brano che canterà si intitola Uè Uè; il secondo, Mamma.
Nel deserto ormai tutti cantano questa canzone, l’hanno
presto imparata; tra le dune si rotolano giù come da uno scivolo
migliaia di neonati, facendo rinascere tutti quelli e tutto
quello che si accompagna al loro gioco.
Bibbe Ron canta, osserva, si avvicina, abbraccia, solleva, come
fa una mamma verso i suoi figli.
E così il deserto si è trasformato in un nido d’asilo, dove si
viene coccolati e nutriti l’un l’altro dall’amore che si mette in
gioco, e annuncia la gioia anche a tutta quanta la città.
non nemico.
E’ un esercito senza stato, senza le solite armi; l’arma letale
che distruggerà pian piano tutte le negatività e che è affidata ai
suoi soldati è il latte: sì, proprio il latte.
E i suoi soldati non sono altro che una schiera di neonati, di
rinati e entrati dalla città in questo deserto.
E’ un’invasione pacifica ma efficace, e pur sempre vittoriosa,
nonostante le apparenze.
Il latte nutre i soldati e sfama con l’essenziale tutti quelli che
giacciono nelle tenebre e nell’ombra delle morti della città.
Hanno invaso il deserto, perché il latte è abbondante e trabocca
dai loro depositi, e soltanto qui non verrà versato invano.
Loro portano l’arma del latte, e le api del deserto escono dai
cespugli e dai loro alveari e portano loro il miele, tanto miele.
E la terra del deserto diventa lo stato di Lattemiele.
E a capo di esso sta lui: un neonato di nome Bibbe Ron.
Da quando l’invasione è avvenuta, tutto rinasce a vita nuova
e in modo nuovo; il deserto, che era già predisposto a questa
accoglienza, è stato riempito abbondantemente della sostanza
naturale e primaria per l’esistenza: latte.
Ma non è restato inerme a ricevere: ha contribuito con il miele
a dare ancor più vigore ed energia a quella schiera di bambini-
soldato che fanno strage di ciò che è vecchio e logoro nella
città, restituendo ad essa le caratteristiche del deserto, con le
quali la malinconia e la tristezza vanno via, e non regge più
ipocrisia, ma regna sempre più la serenità.
E ora Bibbe Ron festeggia la vittoria dei suoi e di noi con un
concerto.
Il primo brano che canterà si intitola Uè Uè; il secondo, Mamma.
Nel deserto ormai tutti cantano questa canzone, l’hanno
presto imparata; tra le dune si rotolano giù come da uno scivolo
migliaia di neonati, facendo rinascere tutti quelli e tutto
quello che si accompagna al loro gioco.
Bibbe Ron canta, osserva, si avvicina, abbraccia, solleva, come
fa una mamma verso i suoi figli.
E così il deserto si è trasformato in un nido d’asilo, dove si
viene coccolati e nutriti l’un l’altro dall’amore che si mette in
gioco, e annuncia la gioia anche a tutta quanta la città.
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