CIAU CESCU
L’ipertensione finì quando anche l’ultimo dittatore della città
fu morto e stecchito; i suoi resti giacciono tra le ossa delle
carcasse del deserto, a ricordare come in un museo il triste
passato e la scomparsa di quel potere che, al di là del sedere su
un trono, non ha nulla di valido e di vero.
Ciao, Cescu!
Un saluto fatto per dovere, mai per piacere; tantomeno per
amore.
L’osservanza ha fatto perdere la decenza, e ha messo tutto in
una stanza, in attesa della rivoluzione: quella della libertà.
Ciao, Cescu!
Tutto finisce in un anonimo saluto, proprio come quello militare
dei militanti, militari non amanti, ma solo assoldati e assoldanti
per il potere di un periodo di tempo che è quello di una
guerra: lunga, dolorosa, ma non assoluta.
Ciao, Cescu!
Io vado nel deserto, diserto la tua potenza, abbandono la tua
efficienza, non condivido la tua demenza, non faccio parte alcuna
della tua appartenenza, e ti lascio solo nella tua stanza di
potenza…in emorragia.
Ciao, Cescu!
Il deserto della città ha fatto riscoprire nei miei sogni la città
del deserto, dove le anime giocano col vento, e le aridità sono
il segno della sincerità, e sotto il caldo sole si riscopre ciò che
ognuno vuole.
Ciao, Cescu!
Mi spiace perché hai fatto tanto, ma non hai concluso niente;
né per te, né per gli altri. Hai potuto tanto, ma non hai goduto
niente; ora tutto ti è tolto: sei diviso, sei distrutto, sei giudicato
dalla storia che non fa storie per nessuno. Ti sei esaltato, ma sei
stato ribaltato; rovesciato a favore degli umili che hai sfruttato.
Ciao, Cescu!
Vai, vola via nel vento del perdenti, sparisci dalla faccia del deserto,
torna nei musei della città, a mostrare la tua faccia fredda
e il tuo macabro destino; stai lì, statua bronzea a richiamare la
tua incapacità a far vivere le avventure dell’umanità.
Il deserto non è fatto per te, ma solo per chi non ha mai avuto
a che fare con la tua ipocrisia.
fu morto e stecchito; i suoi resti giacciono tra le ossa delle
carcasse del deserto, a ricordare come in un museo il triste
passato e la scomparsa di quel potere che, al di là del sedere su
un trono, non ha nulla di valido e di vero.
Ciao, Cescu!
Un saluto fatto per dovere, mai per piacere; tantomeno per
amore.
L’osservanza ha fatto perdere la decenza, e ha messo tutto in
una stanza, in attesa della rivoluzione: quella della libertà.
Ciao, Cescu!
Tutto finisce in un anonimo saluto, proprio come quello militare
dei militanti, militari non amanti, ma solo assoldati e assoldanti
per il potere di un periodo di tempo che è quello di una
guerra: lunga, dolorosa, ma non assoluta.
Ciao, Cescu!
Io vado nel deserto, diserto la tua potenza, abbandono la tua
efficienza, non condivido la tua demenza, non faccio parte alcuna
della tua appartenenza, e ti lascio solo nella tua stanza di
potenza…in emorragia.
Ciao, Cescu!
Il deserto della città ha fatto riscoprire nei miei sogni la città
del deserto, dove le anime giocano col vento, e le aridità sono
il segno della sincerità, e sotto il caldo sole si riscopre ciò che
ognuno vuole.
Ciao, Cescu!
Mi spiace perché hai fatto tanto, ma non hai concluso niente;
né per te, né per gli altri. Hai potuto tanto, ma non hai goduto
niente; ora tutto ti è tolto: sei diviso, sei distrutto, sei giudicato
dalla storia che non fa storie per nessuno. Ti sei esaltato, ma sei
stato ribaltato; rovesciato a favore degli umili che hai sfruttato.
Ciao, Cescu!
Vai, vola via nel vento del perdenti, sparisci dalla faccia del deserto,
torna nei musei della città, a mostrare la tua faccia fredda
e il tuo macabro destino; stai lì, statua bronzea a richiamare la
tua incapacità a far vivere le avventure dell’umanità.
Il deserto non è fatto per te, ma solo per chi non ha mai avuto
a che fare con la tua ipocrisia.
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