CUDILLUM

L’oasi del deserto è l’ombelico del mondo, quando ti accosti
alle sue palme e ti abbeveri alle sue acque tutto il mondo gira
attorno a te, e tu ti senti il re dell’universo, quando percepisci
sotto la tua pancia la calda sabbia sulla quali giaci disteso, illudendoti
per un po’ a sognare a occhi aperti…finchè lui appare
lì, in mezzo agli occhi, quasi sulla punta del naso, e ti sfida con
la sua lingua biforcuta: “Io sono Cudillum, e se non mi dici che
ci fai qui ti avvelenerò subito con il mio morso! Sono il serpente
che suona l’aglio e emette il fetore più insopportabile; guai
a te se ti avvicini di nuovo alla mia acqua e non ti togli subito
dall’ombra delle mie palme! “.
Intravidi subito che quello non scherzava: era proprio lui, il
serpente del peccato originale, che tra una mela e l’altra si era
sganciato dalla frutta e aveva puntato sulla verdura: sull’aglio,
appunto.
“Dammi uno spicchio d’aglio - gli proposi – e sarò tuo seguace!”.
Cercai con questo sotterfugio di intelligenza umana
di farmi amico provvisorio quell’animale pericoloso; poi, una
volta avutolo dalla mia parte, fattomi vicino, avrei preso il suo
corpo e lo avrei legato stretto stretto con tre nodi attorno alla
palma dell’oasi. Non crederà davvero che sia io a dover andare
fuori dalle palme!
Ma… dov’era finito ora quel serpente?...Mi guardai attorno…
non c’era più! Aveva desistito di fronte alla mia intelligenza?...O
per la mia possanza?...O per paura di rappresaglie?... Era proprio
sparito! Mi alzai e drizzandomi per scrutare meglio l’orizzonte,
non vidi alcun segno della sua presenza.
Mi risdraiai sulla sponda della pozza dell’oasi, e mentre stavo
per accostare le labbra all’acqua vidi galleggiare davanti
al mio volto un torsolo di mela. “Te l’ha fatta! – mi disse il
torsolo – Ti ha incantato e incastrato!”. Cadde allora il velo
dai miei occhi, e vidi me stesso com’ero diventato in quel momento:
il mio corpo non era altro che il rivestimento di lui, del
Cudillum!
Con il piccolo desiderio di avere lo spicchio di aglio mi ero
incastrato in lui, ero diventato già il suo seguace, il suo adepto,
il suo schiavo! Avevo rioriginato il peccato universale: quello
del non farsi mai i cavoli propri! E adesso, che cosa avrei dovuto
fare?...
Il Cudillum mi aveva insegnato l’arte di accedere alla virtù
attraverso il peccato peggiore: l’essere un super-io, il credermi
meglio di quello che sono, il pensare me sopra ogni cosa .
E adesso avevo addosso tutto quell’odore di aglio, che mi rendeva
schifoso a me stesso e quasi impossibilitato a respirare;
ero un tugurio catastrofico di aglio peccaminoso. Ne sarebbe
bastata la giusta misura: lo spicchio. Ma io, allora, con la scusa
dello spicchio volevo tutto e subito. E sono affondato. E
da qui sto imparando a risalire dalla melma della poca acqua
sporca prosciugatami dal Cudillum, per rivedere il mio amato,
colui che può ancora dare una goccia di senso alla mia vita: il
deserto.
Eccolo, è lì, oltre l’orizzonte della melma, ad attendermi per
un suo amoroso abbraccio.

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