FLASH

Una lumaca striminzita e anche un poco infreddolita procedeva
a fatica lungo il deserto, scivolando e rotolando giù dalla
duna ripida che cercava inutilmente di conquistare.
Tutti la deridevano: non ce la farai mai, polentona! E la schernivano
con altre parole.
Ma lei, impavida e testarda in quella sua impresa, continuava a
procedere, seppur lentamente, molto, molto lentamente, in un
procedere quasi impercettibile all’occhio umano.
Ma un occhio attento la considerò: lo sguardo di un cavallo da
soma si posò su di lei.
“Sali, amica mia, tra la mia criniera; il mio collo sarà il tuo
sedile per il viaggio verso l’impossibile. Ti porterò al di là di
questa duna, poi ti affiderò al vento” e la sollevò dolcemente
prendendola tra le labbra e deponendola dietro il suo capo.
“Grazie, signor cavallo. Lei è molto gentile, la ringrazio di
questo favore!” In poco tempo traversarono la duna sabbiosa,
e il cavallo riafferrò la lumachina e la depose: “Ora io mi devo
fermare qui vicino, a snellirmi del mio carico; se tornando ti
ritroverò nei pressi, ti riprenderò con me nel mio viaggio”.
“Grazie, grazie ancora, signor cavallo gentile!” e la lumaca
riprese il suo lento cammino.
Dall’alto l’avvoltoio notò ben presto il luccichio della scia della
lumaca, e si gettò a capofitto su di essa; si pose davanti a lei
dritto e impettito: “Dove credi di andare, ragazza mia?”.
“Stavo andando a casa…mi ero persa; poi ho incontrato, non
so se l’hai visto, il signor cavallo, che mi ha aiutato ad arrivare
fin qui. Ma la mia casa è ancora lontana, è là in fondo, dove sta
tramontando il sole.
Ho camminato tanto; ma ora so anche che tu me lo impedirai:
so bene chi sei, e ormai io sono in balìa di te; la mia vita finisce
qui, lo so bene”.
“Errato, cara mia…” disse l’avvoltoio alla lumaca, che lo osservò
con alquanto stupore.
“Ti tengo d’occhio da giorni - continuò il rapace – e ho ammirato
la tua testardaggine, la tua capacità di non mollare nel
cammino, e poi ho visto anche l’aiuto che ti è stato dato; non
meriti la fine, ma la grazia, cara mia.
Ti condurrò io stesso all’oasi che brami con tanto amore!” e la
prese delicatamente tra gli artigli della zampa, spiccando col
lei il volo verso là, dove tramontava il sole.
Nel deserto l’amore non cambia mai le direttive, ma sempre le
prospettive.
Non occorre solo vedere, ma anche considerare; in città questo
non avviene.
Solo nel deserto l’amore dona la capacità di intravedere ciò che
la città mai vorrebbe vedere: il miracolo della compassione.

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