(H)OMBRE
Il deserto è come il maestro delle elementari, mi sa, quando ci
diceva che la H dietro la parola non era un granchè, ma davanti
dava una forza, un coraggio, una sostanza…così sono le ombre
delle dune, che dietro a te sono quasi impercettibili, ma quando
ti appaiono davanti ti sembrano cavalieri armati e pieni di
energia da farti paura. Questione di acca, che dietro fugge via
nel buio della notte assorbendo tutte le ombre, ma davanti a te
si trasforma in un hombre impavido e invincibile.
Il primo di tutti i miraggi non sta mai nel deserto, ma nella
città. Dove le ombre ti illudono e ti deludono, ti deformano,
e ti esaltano non alla luce naturale del sole, ma tramite il caos
del gioco delle fredde luminarie che fanno sempre la solita
cazzata: la pubblicità.
Nel deserto, l’ombra anche la più paurosa e temuta nasconde
sempre il mistero di una intimità silenziosa e indicibile, appena
percettibile nel silenzio del vento che accarezza la sabbia,
che solleticata pare dare alle ombre una parvenza di pelle mai
veduta, ma sempre goduta e di grande e profonda compagnia.
In città, la campagna della opere: pubblicità che spegne ogni
vita nascente.
Nel deserto, la compagnia delle ombre: intimità che rigenera
ogni vita morente.
“Mi chiamo Tino, e sono l’hombre del destino; ed è proprio
quello che ci fa incontrare; scalpita il mio destriero, non guardare
il mio sombrero: non sto affatto dormendo. Anzi, da sempre
io ti sto seguendo, passo passo, come un’ombra leggera, e
so bene chi sei; e tu, lo sai?”
“Beh…non so…signor…eccellenza…ehmm…”
“Su, su, mettiti davanti ‘sta acca, e sali sul mio destriero, con
me, e ti porterò più avanti, con più coraggio in questo tuo viag-
gio… All’arrembaggio!!!” Compresi solo allora il navigar nel
deserto, l’immersione nelle ombre del mistero, il cavalcar il
destriero cavalluccio marino, le dune trasformatesi in onde, il
sombrero scialuppa per ogni salvataggio, e l’ombre senza acca
ma con tanto coraggio da andare all’arrembaggio della mia
vita piena di ombre, fantasmi, paure e pregiudizi, scrupoli e
malinconie…ora tutti cacciati via, indietro, proprio dove mettendo
l’acca tutto si sfuma, evapora e si perde nel vento.
Nel deserto l’amore non ha l’acca alla fine, dove occorre chiamarlo
e invitarlo, e poi svanisce. L’acca è davanti, di modo che
ogni hombre si fonde con le sue ombre, in un palpito d’amore.
L’ombra e il suo hombre nel deserto, in intimità navigante.
Non ho più paura dell’ombra che mi segue, né di quella che mi
precede: siamo in simbiosi.
Alla mia ombra, ogni volta che voglio posso dirle, ti amo!
Ma nel deserto lo si scrive con l’acca davanti: TI HAMO!
E il vento non te lo porta via…
diceva che la H dietro la parola non era un granchè, ma davanti
dava una forza, un coraggio, una sostanza…così sono le ombre
delle dune, che dietro a te sono quasi impercettibili, ma quando
ti appaiono davanti ti sembrano cavalieri armati e pieni di
energia da farti paura. Questione di acca, che dietro fugge via
nel buio della notte assorbendo tutte le ombre, ma davanti a te
si trasforma in un hombre impavido e invincibile.
Il primo di tutti i miraggi non sta mai nel deserto, ma nella
città. Dove le ombre ti illudono e ti deludono, ti deformano,
e ti esaltano non alla luce naturale del sole, ma tramite il caos
del gioco delle fredde luminarie che fanno sempre la solita
cazzata: la pubblicità.
Nel deserto, l’ombra anche la più paurosa e temuta nasconde
sempre il mistero di una intimità silenziosa e indicibile, appena
percettibile nel silenzio del vento che accarezza la sabbia,
che solleticata pare dare alle ombre una parvenza di pelle mai
veduta, ma sempre goduta e di grande e profonda compagnia.
In città, la campagna della opere: pubblicità che spegne ogni
vita nascente.
Nel deserto, la compagnia delle ombre: intimità che rigenera
ogni vita morente.
“Mi chiamo Tino, e sono l’hombre del destino; ed è proprio
quello che ci fa incontrare; scalpita il mio destriero, non guardare
il mio sombrero: non sto affatto dormendo. Anzi, da sempre
io ti sto seguendo, passo passo, come un’ombra leggera, e
so bene chi sei; e tu, lo sai?”
“Beh…non so…signor…eccellenza…ehmm…”
“Su, su, mettiti davanti ‘sta acca, e sali sul mio destriero, con
me, e ti porterò più avanti, con più coraggio in questo tuo viag-
gio… All’arrembaggio!!!” Compresi solo allora il navigar nel
deserto, l’immersione nelle ombre del mistero, il cavalcar il
destriero cavalluccio marino, le dune trasformatesi in onde, il
sombrero scialuppa per ogni salvataggio, e l’ombre senza acca
ma con tanto coraggio da andare all’arrembaggio della mia
vita piena di ombre, fantasmi, paure e pregiudizi, scrupoli e
malinconie…ora tutti cacciati via, indietro, proprio dove mettendo
l’acca tutto si sfuma, evapora e si perde nel vento.
Nel deserto l’amore non ha l’acca alla fine, dove occorre chiamarlo
e invitarlo, e poi svanisce. L’acca è davanti, di modo che
ogni hombre si fonde con le sue ombre, in un palpito d’amore.
L’ombra e il suo hombre nel deserto, in intimità navigante.
Non ho più paura dell’ombra che mi segue, né di quella che mi
precede: siamo in simbiosi.
Alla mia ombra, ogni volta che voglio posso dirle, ti amo!
Ma nel deserto lo si scrive con l’acca davanti: TI HAMO!
E il vento non te lo porta via…
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