MEN DOG
Viaggiare liberi nel deserto è un vero miracolo per quegli animali
che in città si sono pian piano ridotti a essere schiavi dei
loro padroni, ai quali rimangono sempre più fedeli…
“Fedeli un cavolo...! Se potessimo essere liberi sempre, non
solo qui nel deserto! Invece, ecco che appena torni in città, ti
tocca condurre il padrone fuori ogni mattina, per fargli prendere
aria, e fargli fare una passeggiata; sennò, quello sclera tutto
il giorno! E ce l’hai dietro il sedere tutto il percorso, a raccogliere
quell’escremento che non riesco quasi più a espellere…
ma non si accorge che mi sento osservato? Quando la fa lui,
mica vado lì col sacchettino a raccoglierla! Meno male che
qui, nel deserto, faccio quello che mi piace e la faccio quando
mi garba, senza condizionamento!”
“Ma non lo vuoi più come padrone?”
“No di certo, e lui non lo vuole capire! Stiamo costituendo anche
un’associazione sindacale, in questo frangente: i cani vogliono
vivere da randagi, da liberi, accanto agli uomini, e non
sottomessi ai loro piaceri, e loro sottomessi alle nostre cacche!
Questione di dignità e di parità! Troppo facile dire che siamo
fedeli…certo, finchè non diciamo la nostra! Ma il deserto ci
libera e ci infonde la capacità di gestione, ci riporta la vera
libertà!”
“Cosa farete, allora?”
“Faremo i cani del deserto: rifiuteremo quei cibi artefatti e
che loro dicono prelibati, quelle scatolette inadatte a farci da
sostanza, che ci fanno rammollire e rincoglionire, diventando
come loro. Inizieremo a cercare di nuovo il resto del cibo quotidiano,
quello che cade dalla tavola, o meglio, che è fatto per
la condivisione con noi: quello è ciò che ci sostiene!”
“E poi”
“Ci sguinzaglieremo! Il nostro slogan della rivoluzione canina
sarà: bando al guinzaglio!”
“Togliere il guinzaglio? Ma non sarà pericoloso? Potreste finire
sotto un’auto,…”
“Il rischio, l’avventura – il deserto ce lo dice – fa parte della
vita; e poi, si impara a evitare il pericolo crescendo; se ce lo
evitano sempre loro strattonandoci, come potremmo crescere
nella consapevolezza del poter noi da soli evitare e scegliere?”
“Cani randagi…direi allora più che tutto: allo stato brado, allo
stato naturale…”
“Sì, proprio così. E solo così saremo di compagnia autentica
agli uomini, proprio come lo siamo qui nel deserto. Nella città
ci stanno riducendo a oggetti, a schiavi, condizionati, o peggio,
condizionando noi gli uomini! Non è giusto! Vogliamo la parità!
La naturalità!”
Il cane del deserto è il vero amico di chi gli è accanto, non
come padrone, ma come collaboratore, come compagno di avventura,
e solo nel deserto è reale il suo amore. Il cane di città
è ridotto all’osso, ormai, e sta bramando, nei suoi sogni, di
vivere tutto questo.
che in città si sono pian piano ridotti a essere schiavi dei
loro padroni, ai quali rimangono sempre più fedeli…
“Fedeli un cavolo...! Se potessimo essere liberi sempre, non
solo qui nel deserto! Invece, ecco che appena torni in città, ti
tocca condurre il padrone fuori ogni mattina, per fargli prendere
aria, e fargli fare una passeggiata; sennò, quello sclera tutto
il giorno! E ce l’hai dietro il sedere tutto il percorso, a raccogliere
quell’escremento che non riesco quasi più a espellere…
ma non si accorge che mi sento osservato? Quando la fa lui,
mica vado lì col sacchettino a raccoglierla! Meno male che
qui, nel deserto, faccio quello che mi piace e la faccio quando
mi garba, senza condizionamento!”
“Ma non lo vuoi più come padrone?”
“No di certo, e lui non lo vuole capire! Stiamo costituendo anche
un’associazione sindacale, in questo frangente: i cani vogliono
vivere da randagi, da liberi, accanto agli uomini, e non
sottomessi ai loro piaceri, e loro sottomessi alle nostre cacche!
Questione di dignità e di parità! Troppo facile dire che siamo
fedeli…certo, finchè non diciamo la nostra! Ma il deserto ci
libera e ci infonde la capacità di gestione, ci riporta la vera
libertà!”
“Cosa farete, allora?”
“Faremo i cani del deserto: rifiuteremo quei cibi artefatti e
che loro dicono prelibati, quelle scatolette inadatte a farci da
sostanza, che ci fanno rammollire e rincoglionire, diventando
come loro. Inizieremo a cercare di nuovo il resto del cibo quotidiano,
quello che cade dalla tavola, o meglio, che è fatto per
la condivisione con noi: quello è ciò che ci sostiene!”
“E poi”
“Ci sguinzaglieremo! Il nostro slogan della rivoluzione canina
sarà: bando al guinzaglio!”
“Togliere il guinzaglio? Ma non sarà pericoloso? Potreste finire
sotto un’auto,…”
“Il rischio, l’avventura – il deserto ce lo dice – fa parte della
vita; e poi, si impara a evitare il pericolo crescendo; se ce lo
evitano sempre loro strattonandoci, come potremmo crescere
nella consapevolezza del poter noi da soli evitare e scegliere?”
“Cani randagi…direi allora più che tutto: allo stato brado, allo
stato naturale…”
“Sì, proprio così. E solo così saremo di compagnia autentica
agli uomini, proprio come lo siamo qui nel deserto. Nella città
ci stanno riducendo a oggetti, a schiavi, condizionati, o peggio,
condizionando noi gli uomini! Non è giusto! Vogliamo la parità!
La naturalità!”
Il cane del deserto è il vero amico di chi gli è accanto, non
come padrone, ma come collaboratore, come compagno di avventura,
e solo nel deserto è reale il suo amore. Il cane di città
è ridotto all’osso, ormai, e sta bramando, nei suoi sogni, di
vivere tutto questo.
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