MI HELL

Sto seguendo a stento un’ape che non mi lascia che io la segua,
forse pensa che la insegua, e ha paura o vuol difendere l’alveare…
eccolo apparire ora, laggiù, tra i rari cespugli dell’oasi, il
convento di questa volante eremita che ritorna alla sua celletta…
dolce come il miele…che bontà! Nel deserto, i sapori si
esaltano, e il miele acquista colore, profumo, sapore e sostanza;
venduto in città è tutto un tradimento di queste cose, forse
anche perché non c’è l’avventura del rincorrere l’ape per rintracciarlo;
in città, trovi solo l’ape a tre ruote che può correre
verso di te e c’è pericolo che ti tracci sulle strisce, tra una zebra
e l’altra. Qui, invece, con un po’ di prudenza, sei tu attingere
alla fonte del miele.
Miele: è un dio, è il dio della dolcezza e della sostanza, del
color dell’oro e dei riflessi del sole in te, è il dio del vero gradimento,
del nettare del piacere e fatto da un dono d’amore.
Hell è una desinenza che si accompagna, come un’ape al suo
alveare, ai nomi di Dio e di chi gli si assimila: Emmanu-Hell,
Dani-Hell, Mica- Hell, Gabri-Hell, Raffa-Hell,…e via col vento!
E’ il vento che trasporta le ali delle api verso il nettare, e fa
diventare tutto più dolce e gradito, anche l’impossibile, come
ad esempio un marchio di distributori petroliferi (che, guarda
guarda,vengono a cercare i loro prodotti in questo deserto).
Ma qui, grazie all’ape e al suo miele, Dio è il Mio Hell, il
Mihell, il Miele: quello proprio per me, regalato a me, cercato
da me, adatto a me; e ora, sgorgante anche un po’ da me(-Hell).
Nell’alveare, in ogni stanza c’è la sostanza, come a dire che nel
deserto non occorre cercare nulla oltre quello che hai in te, in
quello che sei: non più né meno di quell’ape.
L’ape mi gridò: “Basta, basta ora con quel miele! Ti farà male!
E la glicemia?! E il diabete?!”
Troppo miele fa male, te lo dice il deserto: se niente è male, anche
il troppo lo è. Fosse anche un dio. Troppi riti fanno esplodere
il rito vero, e diventi un terrorista della religione; troppi
sistemi non permettono più all’alveare di comunicare il suo
prodotto, e tutto diventa un agglomerato appiccicoso e fatto di
api che con la scusa del miele si avvolgono a tutti e a tutto, facendosi
il male e facendo solo male…Troppo misticismo non
permette più di nutrirsi oltre, perché tutto è intasato. Troppo
ateismo non permette di avere l’alveare, e le api sono qua e là,
a cazzeggiare del più e del meno, e si danno alle non religioni
che non sono più l’oppio ma il troppo miele per i popoli, e così
ritorna la storia della glicemia e del diabete e vanno in coma
e mandano tutti in coma, e non si capisce più il come, il dove,
il perché…
L’ape mi gridò: “Basta, basta ora con quel miele! Ti farà male!
E la glicemia?! E il diabete?!”
L’ape è il profeta del miele, cioè del mio Hell, del mio Dio.
E’ Lui che me l’ha fatta incontrare in questo deserto…dove
l’amore è proprio come il miele.

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