ORBITOLO

…E lo spinse giù dalla collina…
Ma quello, inaspettatamente, scoprì le ali fino allora nascoste,
e spiccò il volo oltre l’altura; non solo sì salvò, ma mise in salvo
anche le caotiche intenzioni di chi era giunto a fargli quel
gesto, rimettendole in ordine.
Nel caos della città tutto viene fatto rotolare giù, ma chi sta nel
deserto sa spiccare il volo. Se ti salvi, ma non salvi, sei certo uno
che vive della città; se ti salvi e anche salvi, sei uno del deserto.
La salvezza ha sempre una porta aperta; se è solo per te, la tua
vittoria ti rinchiuderà nel paese tuo che sta sulla collina. Chi
spinge non ha le ali, avesse in mano anche tutta quanta la città.
Chi non spinge, è sospinto delicatamente dalla brezza del deserto,
che lo solleverà.
Orbitolo venne spinto giù dalla collina perché era l’unico nano
che non ci vedeva, e non si avvide quindi nemmeno del pericolo
che a cui stava andando incontro; ma il suo sesto senso
aveva acceso in lui un motore invisibile ma efficace per superare
anche quell’inghippo e uscire da quella situazione: ali
invisibili ma essenziali per la salvezza.
Questo motore invisibile non si accende mai prima, ma solo al
momento in cui la tentazione è penetrata in te; non pensare di
volare prima, se prima non hai fatto i conti col tentatore, se non
ne hai sentito la spinta, se non ti senti ormai buttato giù, a terra.
L’invisibile salvezza di Orbitolo non ha bisogno di essere vista,
né si fa vedere; il sesto senso ne è il carburante, l’accensione
è lo scatto della morte, che gira la sua chiave per…chiavarti.
E’ il momento in cui ti senti più giù che sei spirituale, morale,
saggio, perché attingi alle radici dell’esistenza.
Essere spirituali senza questo passaggio in giù è equivale a
essere dei bigotti; se credi di essere saggio ma non sei andato
giù sei solo un illusionista; se la tua morale è senza questa fase
di discesa, è aleatoria, fumo senza arrosto.
“Bisogna allora sperimentare l’errore per capirlo, se ho ben
capito…?”
“No, non lo hai capito affatto: non l’errore, ma la coscienza
dell’errore è da sperimentare, al di là degli sbagli che fai o no;
è la coscienza della spinta nell’errore che salva Orbitolo, non
l’essere dentro o fuori da esso”.

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