SIT IN

Siamo i nomadi.
Protestiamo contro i sedentari e gli immobili, quelli che quando
mettono il sedere sulle poltrone non li puoi muovere più,
per nessun motivo, scoppiasse la guerra atomica!
Ci battiamo non contro di loro soprattutto, ma perché loro vogliono
sopprimere il cuore del deserto: l’avventura. Manifestiamo
in difesa dell’avventura della vita, e poi contro di loro.
Siamo gli attendati, sempre innamorati, e anche un po’ gasati;
siam degli imbecilli, sconfitti dai cavilli, privati dei cavalli ma
ricchi di cammelli.
Siam dei senza tetto, viviam sotto le stelle, ci raccontiamo balle,
ma dietro il ridacchiare qualcosa è da chiarire: non stiamo
a cazzeggiare. Vogliamo fermamente che niuno e proprio niente
ci blocchi intimamente:
l’amore del deserto è intimità, ma sempre oltre andrà, tendendo
con la tenda a fare sempre ammenda dei tanti nostri sbagli
e riprendere i bagagli per dove non si sa, il deserto lo dirà, se
ognun procederà.
Nomadi… capito...!?
Ed ora dimostriamo senza un cartello in mano, in mano proprio
niente,
ci venga un accidente se avviene un incidente;
vogliamo richiamare a quelli là seduti l’urgenza del procedere
e non restar perduti;
il senso del deserto richiama un cuore lesto, da niente incatenato,
per nulla impantanato.
Vogliamo l’avventura, la tenda è ciò che dura, è come una
verdura rinasce a ogni ora.
Ma se rimani in casa e non ti muovi mai, il deserto non l’avrai,
non ti libererai;
il nomade tuo cuore morir dovrà d’amore, la mente che era
aperta diventerà deserta,
e l’animo infinito lo renderai finito, finito in schiavitù di quello
che vuoi tu.
Siamo gli attendati, persi e innamorati, ma il cuore del deserto
ci dà ciò che c’è certo:
ci dà la nomadìa che cuore, animo e mente non lascia in avaria,
e insieme in avventura siam qui a dimostrare che la cosa
dura.

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