UFFA
Nella città sempre più la cappa della stanchezza, della tristezza
e della malinconia penetra anche negli angoli più reconditi.
E’ un uffa continuo e sempre più dilagante: nel cuore, nella
mente, nell’animo.
Quasi quasi lo si percepisce nella difficoltà a procedere dei
giovani, nella incapacità ad affrontare le situazioni da parte dei
vecchi; e così, in tutto si fa una crepa, una crisi senza luce e
sempre più tenebrosa e opprimente.
La fatica è anche dolore, ansia, infermità morale, spirituale e
corporale.
Nel deserto viaggia una locomotiva, e quando passa tra le
dune, guarda guarda come sbuffa! E’ la fatica che si trasforma
in forza, è l’aria che non si perde più ma serve a riossigenare il
motore. Forza, sali in carrozza, che la locomotiva sbuffa! In
partenza!
Ciuff, ciuff, la locomotiva sbuffa, e ti porta con sé lontano e
sempre più lontano!
Noi siamo la locomotiva.
Se cominciamo solo a sbuffare a ufa, ritarderemo sempre più il
progresso del nostro io, e faremo ritardare gli incontri con gli
altri e con il mondo.
Se usiamo invece il fiato dell’uffa per farne una forza trainante
noi stessi e gli altri, anche il mondo attorno procederà insieme
con noi.
Per far partire dunque questa locomotiva, che cosa serve?
- Getta giù le cose inutili, che appesantiscono il viaggio: bagagli
del superfluo e dell’inutile.
- Evita di dare al macchinista sostanze alcoliche che lo portino
a perdere la piena avvertenza della conduzione del mezzo.
- Spostati dai binari dai quali stai curiosando per vedere da
dove arriva il treno: potresti prenderlo lo stesso, ma in quel
posto.
- Predisponi il biglietto, e non pensare di fare il finto tonto di
fronte al controllore.
Noi siamo la stazione, attendiamo nel deserto della vita sotto
la tenda del nostro corpo il passaggio a un’altra situazione; il
treno dei desideri all’incontrario va, verso la città dove c’è solo
l’uffa; lasciamo che esso ci riconduca, invece, nell’avventura
di una terra inesplorata verso lo stato migliore che ci sia per
noi: l’amore del deserto: la destinazione di tutto il nostro universo.
e della malinconia penetra anche negli angoli più reconditi.
E’ un uffa continuo e sempre più dilagante: nel cuore, nella
mente, nell’animo.
Quasi quasi lo si percepisce nella difficoltà a procedere dei
giovani, nella incapacità ad affrontare le situazioni da parte dei
vecchi; e così, in tutto si fa una crepa, una crisi senza luce e
sempre più tenebrosa e opprimente.
La fatica è anche dolore, ansia, infermità morale, spirituale e
corporale.
Nel deserto viaggia una locomotiva, e quando passa tra le
dune, guarda guarda come sbuffa! E’ la fatica che si trasforma
in forza, è l’aria che non si perde più ma serve a riossigenare il
motore. Forza, sali in carrozza, che la locomotiva sbuffa! In
partenza!
Ciuff, ciuff, la locomotiva sbuffa, e ti porta con sé lontano e
sempre più lontano!
Noi siamo la locomotiva.
Se cominciamo solo a sbuffare a ufa, ritarderemo sempre più il
progresso del nostro io, e faremo ritardare gli incontri con gli
altri e con il mondo.
Se usiamo invece il fiato dell’uffa per farne una forza trainante
noi stessi e gli altri, anche il mondo attorno procederà insieme
con noi.
Per far partire dunque questa locomotiva, che cosa serve?
- Getta giù le cose inutili, che appesantiscono il viaggio: bagagli
del superfluo e dell’inutile.
- Evita di dare al macchinista sostanze alcoliche che lo portino
a perdere la piena avvertenza della conduzione del mezzo.
- Spostati dai binari dai quali stai curiosando per vedere da
dove arriva il treno: potresti prenderlo lo stesso, ma in quel
posto.
- Predisponi il biglietto, e non pensare di fare il finto tonto di
fronte al controllore.
Noi siamo la stazione, attendiamo nel deserto della vita sotto
la tenda del nostro corpo il passaggio a un’altra situazione; il
treno dei desideri all’incontrario va, verso la città dove c’è solo
l’uffa; lasciamo che esso ci riconduca, invece, nell’avventura
di una terra inesplorata verso lo stato migliore che ci sia per
noi: l’amore del deserto: la destinazione di tutto il nostro universo.
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