ZENZERUM
Il dottore mi aveva fatto fare un sacco di esami, alla fine rivelatisi
inutili al fine di sapere di quale malattia soffrissi. Poi, un
giorno, mi imbattei nella foto di un cammello sorridente, con
quei denti bianchissimi e quelle labbra brulicanti sotto il sole
del deserto, come a dirmi: guarda che qui non si soffre più! O
meglio, mi avrebbe detto così: qui si soffre ancora, ma la cura
migliore la trovi sotto la sabbia del deserto, e consiste in una
piantina piccola piccola ma efficacissima se ne succhi il suo
nettare: lo zenzerum.
“Ma, signor cammello, perché le nostre medicine della città
non fanno quest’effetto? Cos’ha in più questo zenzerum?”
“Cos’ha in meno, vorrai dire – rispose il cammello dilatando
a più non posso le sue labbra e esibendo la bianchissima sua
schiera dentata – il fatto è che questa medicina non è per niente
arricchita, è naturale.
Non è un prodotto arricchito perché non è fatto per arricchire
nessuno, ma per guarire tutti e da tutto. Inoltre, non ha nessun
elemento artificiale che ne complichi la composizione, disperdendone
e diluendone l’efficacia. In città trovi tante medicine,
ma nessuna cura; qui, trovi la medicina che è anche la cura”.
E la prova di quel che il cammello andava dicendo la forniva
con il suo candido sorriso.
‘Sotto la neve, pane’ dice il detto; sotto la sabbia, zenzerum,
dice il saggio cammello. E così ne succhiai il nettare naturale,
e tutti gli artificiali complessi che avevo addosso, virus e stati
febbrili dei quali stavo soffrendo e che mi indebolivano e debilitavano,
scomparvero.
Soffrivo ancora, in verità, ma solo da lontano, dalla distanza
del cuore, della mente e dell’animo; ciò che avevo in prim’ordine
recuperato era la serenità dello spirito: la vera salute, la
salus morale, la salvezza sperimentata qui e ora.
Lo zenzerum toglie le infiammazioni delle passioni, le arsure
e le spinte dell’istinto, e fa tornare il corpo e l’animo alla situazione
dell’equilibrio, dove il dolore e lo stato di salute, la
buona e la cattiva sorte, il bene e il male rimangono sempre in
coppia, ma ora in equilibrio. Ecco di che cosa mancavo, ecco
di che cosa soffrivo: della mancanza di equilibrio.
Lo zenzerum bilancia tutto e tutti, in modo naturale e semplice,
qui nel deserto.
Salii in groppa al cammello e lui procedette, un po’ a sinistra,
un po’ a destra, ma ponendo i passi sempre in dose equilibrata,
mai cedendo né da una parte né dall’altra…finchè una zanzaram
si pose sulla mia spalla sinistra, e io caddi nella sabbia,
trascinando nella caduta anche il cammello.
Dalla buca che si provocò nella sabbia sgorgò un piccolo rametto
di zenzerum; lo colsi, poi mi sedetti nella sabbia, con
la testa del cammello sul mio capo e la zanzaram sul capo del
cammello.
E a turno ci nutrimmo di quella salutare medicina, rilassandoci
nella sabbia: io sotto, il cammello sopra, e sopra ancora la
zanzaram…e dormimmo ore e ore, sognando le avventure meravigliose
del deserto, di quel deserto pieno di zenzerum che
ora, stendendo il suo mantello di sabbia su di noi, ci cullava al
suono del vento delle dune.
inutili al fine di sapere di quale malattia soffrissi. Poi, un
giorno, mi imbattei nella foto di un cammello sorridente, con
quei denti bianchissimi e quelle labbra brulicanti sotto il sole
del deserto, come a dirmi: guarda che qui non si soffre più! O
meglio, mi avrebbe detto così: qui si soffre ancora, ma la cura
migliore la trovi sotto la sabbia del deserto, e consiste in una
piantina piccola piccola ma efficacissima se ne succhi il suo
nettare: lo zenzerum.
“Ma, signor cammello, perché le nostre medicine della città
non fanno quest’effetto? Cos’ha in più questo zenzerum?”
“Cos’ha in meno, vorrai dire – rispose il cammello dilatando
a più non posso le sue labbra e esibendo la bianchissima sua
schiera dentata – il fatto è che questa medicina non è per niente
arricchita, è naturale.
Non è un prodotto arricchito perché non è fatto per arricchire
nessuno, ma per guarire tutti e da tutto. Inoltre, non ha nessun
elemento artificiale che ne complichi la composizione, disperdendone
e diluendone l’efficacia. In città trovi tante medicine,
ma nessuna cura; qui, trovi la medicina che è anche la cura”.
E la prova di quel che il cammello andava dicendo la forniva
con il suo candido sorriso.
‘Sotto la neve, pane’ dice il detto; sotto la sabbia, zenzerum,
dice il saggio cammello. E così ne succhiai il nettare naturale,
e tutti gli artificiali complessi che avevo addosso, virus e stati
febbrili dei quali stavo soffrendo e che mi indebolivano e debilitavano,
scomparvero.
Soffrivo ancora, in verità, ma solo da lontano, dalla distanza
del cuore, della mente e dell’animo; ciò che avevo in prim’ordine
recuperato era la serenità dello spirito: la vera salute, la
salus morale, la salvezza sperimentata qui e ora.
Lo zenzerum toglie le infiammazioni delle passioni, le arsure
e le spinte dell’istinto, e fa tornare il corpo e l’animo alla situazione
dell’equilibrio, dove il dolore e lo stato di salute, la
buona e la cattiva sorte, il bene e il male rimangono sempre in
coppia, ma ora in equilibrio. Ecco di che cosa mancavo, ecco
di che cosa soffrivo: della mancanza di equilibrio.
Lo zenzerum bilancia tutto e tutti, in modo naturale e semplice,
qui nel deserto.
Salii in groppa al cammello e lui procedette, un po’ a sinistra,
un po’ a destra, ma ponendo i passi sempre in dose equilibrata,
mai cedendo né da una parte né dall’altra…finchè una zanzaram
si pose sulla mia spalla sinistra, e io caddi nella sabbia,
trascinando nella caduta anche il cammello.
Dalla buca che si provocò nella sabbia sgorgò un piccolo rametto
di zenzerum; lo colsi, poi mi sedetti nella sabbia, con
la testa del cammello sul mio capo e la zanzaram sul capo del
cammello.
E a turno ci nutrimmo di quella salutare medicina, rilassandoci
nella sabbia: io sotto, il cammello sopra, e sopra ancora la
zanzaram…e dormimmo ore e ore, sognando le avventure meravigliose
del deserto, di quel deserto pieno di zenzerum che
ora, stendendo il suo mantello di sabbia su di noi, ci cullava al
suono del vento delle dune.
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