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BIDE'

Ben col suo cavallo aveva viaggiato non poco per il mondo, e ora era più o meno a metà della sua meta: voleva raggiungere la vetta dell’Everest, piantare lì una tenda e aspettare di sentire il canto degli dei. Non era solo una leggenda per lui, quella che gli avevano narrato e della quale si era innamorato: era una scommessa, poter ascoltare nella notte sulla montagna più alta del mondo, il luogo più vicino al cielo, il canto sommesso degli dei. La leggenda diceva che chi avrebbe ascoltato questa musica divina avrebbe ricevuto in dono la possibilità di cantare con loro: sì, proprio con gli dei. Era così partito in quella avventura tanto rischiosa ma anche dalla meta tanto ambita; lo aveva fatto un po’ per orgoglio – sarebbe stato il primo umano a vivere quell’esperienza – e un po’ perché era stanco della solita vita piena di malinconia e di monotonia. Infine, avrebbe anche avuto la prova dell’esistenza di dio, e questo non era cosa da poco. Ora si trovava tra le dune

TABERNACULUM

Il deserto ti avvia all’intimità e al raccoglimento attraverso il segno della tenda, cosa che ben difficilmente troverai in una città. E’ il tabernacolo. Una piccola taverna per il cibo, l’amore e il consiglio, per il ritrovo e la protezione. Mobile. Non immobile, come la casa in città. Per ricordarti che il deserto viaggia con te, non sei da solo a viaggiare. La città ti fa sempre viaggiare in su e in giù, ma non viaggia mai con te. Perché manca di questa tenda, dove si raccoglie il cuore del viaggio e del viaggiatore. Eppur si muove! Puoi dirlo della tenda della terra del deserto, non della casa sulla terra della città. Il tabernacolo è anche un po’ ridicolo, ma questo serve per farti sorridere; in città la casa è sempre grigia, seria e anonima, e se sorridi quando le passi vicino, si può anche offendere. La tenda del deserto ti dice che siete sempre in movimento, tu e il deserto, che vi accompagnate nell’avventura; in città, durante ogni viaggio, la casa resta ferm

BREAK

Come a scuola, alla scuola del deserto non manca certo l’intervallo: l’oasi. Serve per rigenerarti, per ricrearti, per ripartire nel viaggio dell’avventura con uno spirito nuovo. E come in ogni intervallo che si meriti, c’è sempre uno spuntino. Un piccolo spunto il deserto te lo dà con le sue oasi: è qui che intuisci da dove vieni e dove vai, hai qui lo spunto del perché, del dove, del quando. Nell’intervallo la fatica scompare a poco a poco ed emerge il ristoro, la freschezza e il senso della ripresa. L’oasi, sia chiaro, non risolve, come l’intervallo d’altronde non si sostituisce alla lezione. L’oasi ti risolleva, questo certamente sì. E mette il deserto in pausa, per dare anche ad esso la possibilità di farsi vedere meglio, con un tono più rilassato, e più definito: come il tuo maestro di vita. Nell’oasi riscopri gli amici che nel percorso del deserto non avevi potuto notare, a causa del tuo impegno e della concentrazione sulle mappe del percorso. Il deserto nell’

HEART

Dove corri, dove fuggi, dove scappi? Prima o poi ti prenderò! La vendetta e il mio rancore troveranno più furore se fuggir da me tu vuoi e non lasci ciò che hai! La passione ti ha smembrato hai venduto e hai comprato; sei venuto qui in città per cercar celebrità, per tentare la fortuna superando la tua duna; ti sei preso ciò che è mio, pane, soldi e anche il mio dio! Torna là nel tuo deserto, cuore matto, ma fai presto! Se ti prendo col tridente ti rigiro anche un fendente in quel muscolo impazzito che tre volte io ti avvito. Corri corri alla salvezza, se mi prendo la vendetta per aver osato troppo, a mangiar prosciutto cotto, mentre io stavo a guardare fin dove tu vuoi arrivare. Ti sei preso anche la moglie, l’hai portata con le doglie; ma se tu non ti ripigli io ti ammazzo con i figli. In città la compassione vale solo col leone, ma il leone è nel deserto, fatti furbo, va via presto, non restare qui tra i piedi, che se anche non mi vedi io ti vengo qui sott’occhio, fai

STAR

La stella finì alla fine per fare il brodo, e dal cielo cadde giù, nell’acqua della pentola. Star lassù e star lì era tutta un’altra cosa! Certo, consumarsi per dar sapore, era anche una giusta causa; ma quel che non c’era di giusto, in quel trapasso dal cielo alla terra, era il fatto di esser finita lì solo per una questione commerciale, terra terra. Nell’alto dei cieli non c’è consumo, né produzione né promozione né qualità: la stella è quello che è, e solo così brilla veramente e incita a brillare anche chi la guarda. Per quanto poi riguarda la qualità, lì sotto c’è tutta apparenza: noi qui siamo le vere stars, non quelle modelle truccate e quegli attori che si propongono di far vedere a tutti la loro qualità…effimera! Star su, e star giù. Stesso dire, fare, baciare, lettera…ma con una prospettiva ben diversa! Per essere stelle non occorre essere belle: occorre brillare, pulsare di luce, e non di luce propria orgogliosa e prepotente, ma luce riflessa, donataci, eff

MOON

Anche la luna, in città, ormai non la consideri più: volgere lo sguardo alla luna, quando mai può avvenire in questo contesto, dove luci le più variegate e colorate primeggiano e si fanno a gara per illuminare il tuo mondo? Nel deserto della notte, la luna trionfa umilmente tra il brillare delle innumerevoli stelle che le fanno da corona: è come una regina rispettata e amata, che accoglie il tuo sguardo fiducioso e speranzoso ogni volta che ti volgi a lei, lassù. A volte ella si abbassa fino al ciglio delle dune, quasi a baciare il manto sabbioso del deserto, come a riverire quell’ambiente fatto di mistero, tanto simile a lei. La luna e la duna sembrano a volte abbracciarsi teneramente, in quella intimità che la notte espande col favore delle stelle. Non hai bisogno di farti una camomilla per dormire la notte nel deserto: la luna è come una dolce tisana, che ti rilassa, ti distende al chiarore soffuso della sua abat-jour, e così si fa compagnia dei tuoi sogni. La città

SUN

Che differenza la percezione tra il sole nel deserto e in città! Il deserto è tutto un sole, è un’arsura e un chiarore supremo; in città ormai, non ti accorgi nemmeno più che c’è: è una luce scontata, alla quale ci siamo fin troppo abituati. Il sole della città illumina, da luce, e nulla più. Il sole del deserto illuminando fa emergere ciò che non va, e dà luce a ciò che va: è un sole che libera, che mostra il positivo, che fa emergere i lati oscuri e rivela le occasioni della vita, affinchè tu le possa vivere appieno… Una volta un cammello, mentre attraversava la steppa, vide ai suoi piedi nell’erba una minuscola formica. La piccolina trasportava un grosso fuscello, dieci volte più grosso di lei. Il cammello restò un bel pezzo a guardare come la formica si dava da fare, poi disse: - Più ti guardo e più ti ammiro. Tu porti sulle spalle, come se niente fosse, un carico dieci volte più grosso di te. Io invece non porto che un sacco, e le ginocchia mi si piegano. Come mai?